Negli anni in cui Rina Monti studiava i laghi Marco De Marchi viveva e lavorava in una villa sul Lago Maggiore, a soli trenta chilometri dal Lago d’Orta.
Come Rina Monti, anche Marco De Marchi era stato allievo di Pietro Pavesi all’Università di Pavia e si era appassionato allo studio dei laghi, entrando a far parte del gruppo di studiosi che stavano gettando le basi della limnologia. Nella sua villa a Pallanza, sulle sponde del Lago Maggiore, Marco e sua moglie Rosa Curioni accoglievano scienziati da tutto il mondo, instaurando con loro sincere amicizie.
Dopo la morte del suo maestro, De Marchi raccolse nella biblioteca della villa gli scritti e la preziosa collezione di libri e documenti che Pavesi aveva lasciato all’università di Pavia. Marco De Marchi, noto per la sua generosità e umanità, morì a soli 63 anni il 15 luglio 1936 a Varenna (LC). Rosa (1865-1951), rimasta sola e addolorata, superò il vuoto lasciato da Marco impegnandosi nella fondazione di un istituto scientifico che avevano progettato insieme.
Marco de Marchi e Rosa Curioni
Marco de Marchi e Rosa Curioni. Catalogo generale dei Beni Culturali
Nell’aprile 1938, Rosa Curioni De Marchi donò allo Stato italiano due ville situate sulle rive dei laghi Maggiore (a Pallanza) e Como (a Varenna), destinate a ospitare un “Istituto per lo studio dei laghi”. Così, nell’agosto 1938, con Decreto Regio, fu creato l’Istituto Italiano di Idrobiologia “Dott. Marco De Marchi” sotto l’egida del Ministero dell’Educazione Nazionale.
Nel 1939 iniziarono le attività scientifiche con un primo Consiglio di Amministrazione e il primo direttore, Edgardo Baldi. L’istituto fu inaugurato ufficialmente nel settembre del 1940, alla presenza del Ministro dell’Educazione Nazionale, Giuseppe Bottai, accompagnato da una numerosa delegazione di funzionari romani e piemontesi.
Da direttore Baldi proseguì gli studi sul lago d’Orta pubblicando nel 1949 un importante lavoro dal titolo “Il lago d’Orta, suo declino biologico e condizioni attuali”, così commentato dallo studioso svizzero Hans Bachmann:
“Aspettavo da tempo una pubblicazione del genere, se ci fossero ancora idrobiologi in Italia, perché non esiste un esempio scolastico come quello della distruzione della vita planctonica in un corpo idrico da parte delle acque reflue delle fabbriche, come offre il Lago d’Orta.”