Il grave stato di inquinamento in cui si trovava il Lago d’Orta fu sicuramente una delle motivazioni più pressanti per la creazione di una legge nazionale che regolasse l’uso delle acque.
Nel 1976 venne pubblicata la legge n. 319 “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento”, nota come “Legge Merli”, dal nome di uno dei senatori – Gianfranco Merli – che ne fu promotore assieme a Carlo Donat-Cattin, politico originario della zona del Lago d’Orta ed esperto delle problematiche legate al suo inquinamento.
Nel 1979, dopo pochi anni dalla promulgazione della Legge Merli Livia Tonolli lasciò la direzione dell’Istituto di Idrobiologia nelle mani di Ettore Grimaldi, sotto la cui supervisione proseguì il monitoraggio sulla situazione del lago.
Dal 1983 fu direttore Riccardo de Bernardi e in quegli anni un grande impegno venne speso dai ricercatori dell’Istituto per lo studio del Lago d’Orta e per favorirne il risanamento. In quel periodo le acque del lago erano ancora fortemente acide, non balneabili ed erano ancora presenti grandi quantità di ammonio e metalli tossici
Per approfondire:
L’inquinamento del lago
Gli studi prodotti sulla situazione attuale del lago vennero raccolti in un volume dei “Documenta dell’Istituto Italiano di Idrobiologia” in occasione di un convegno organizzato da De Bernardi. Del Lago d’Orta si parlò anche durante il Congresso dell’Associazione Italiana di Limnologia (A.I.O.L.), tenutosi a Pallanza dall’1 al 3 giugno 1988, durante le celebrazioni per il cinquantenario dell’Istituto.
Verso la fine degli anni ottanta si cominciò a pensare di intervenire per neutralizzare l’acidità del lago aggiungendo carbonato di calcio, un’operazione chiamata “liming”.
Tra il 1987 e il 1988 gli studiosi Alcide Calderoni e Rosario Mosello svilupparono un modello per prevedere in quanto tempo si sarebbe potuto ripristinare un pH equilibrato per il lago, attorno a un valore di 5,5-5,8. Il modello si basava su un’intensa campagna di misurazioni che considerava sia la chimica delle acque in tre stazioni di prelievo, sia l’apporto di soluti dai principali tributari del lago e l’uscita di soluti attraverso il Torrente Nigoglia. Secondo questo studio il tempo di ritorno all’equilibrio sarebbe stato di 20 anni.
Le accurate valutazioni scientifiche portarono all’idea di pianificare un intervento per accelerare il risanamento del lago. L’Istituto propose quindi di effettuare un intervento di liming basato su studi precedenti condotti in Nord America e Scandinavia. Il liming era usato per neutralizzare l’acidità di corpi d’acqua e per mitigare gli effetti delle piogge acide sulle foreste. Per organizzare l’intervento pratico, Giuliano Bonomi e Rosario Mosello si recarono presso l’Istituto Svedese di Ricerca Ambientale di Göteborg, che coordinava gli interventi di liming su acque e foreste in Svezia.
Per approfondire:
Il liming