Pietro Pavesi, uno dei pionieri nello studio dei laghi, ha suscitato grande interesse tra i suoi studenti a Pavia, incluso Rina (Cesarina) Monti, una delle rare donne del tempo ad interessarsi agli studi di Pavesi sui laghi. Questo interesse ha spinto Monti a intraprendere studi propri, diventando una pioniera della limnologia alpina.
Monti aveva studiato il Lago d’Orta prima del 1926 come parte delle sue indagini sui laghi alpini, quindi conosceva bene le sue caratteristiche. Nel 1930, ha pubblicato un articolo intitolato “La graduale estinzione della vita nel Lago d’Orta”, in cui ha chiaramente evidenziato il declino della vita nel lago e ha identificato il rame, presente negli scarichi della fabbrica Bemberg, come causa principale della morte del plancton e, di conseguenza, dei pesci che si nutrivano di esso.
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Il lavoro di Monti è stato riconosciuto a livello internazionale non solo per essere stata una delle prime donne professoresse in Italia e una pioniera della limnologia, ma anche per la sua visione moderna della ricerca scientifica, orientata al trasferimento tecnologico e alla conservazione ambientale, come evidenziato da Eugenia Tognotti in “Università, studenti, maestri : contributi alla storia della cultura in Sardegna”:
“Lo straordinario rilievo nella letteratura scientifica internazionale di Monti non è dovuto solo al fatto di essere stata la prima donna cattedratica del Regno d’Italia o di essere stata una pioniera degli studi limnologici, ma anche all’eccezionale modernità della sua figura di scienziata, non chiusa in una turris eburnea, ma con una visione della ricerca che guardava al
“trasferimento tecnologico’’ e alla diffusione di conoscenza associata alla ricerca pubblica; ad esempio: attività di allevamento dei pesci; conservazione ambientale”
Il lavoro di Monti ha suscitato un vivace dibattito a livello locale. La rivista “Cusiana”, che trattava vari argomenti legati al Lago d’Orta, ha pubblicato nel gennaio 1927 il lavoro di De Agostini che enfatizzava la ricchezza della flora e fauna del lago e la sua grande produttività di pesca.
Durante il 1930, la questione è stata ampiamente dibattuta sulla rivista, con diverse opinioni che hanno puntato il dito contro l’uso di metodi di pesca invasivi e la mancata reintroduzione di pesci come cause della scomparsa della fauna ittica dal lago. Questo ha messo i pescatori in una profonda crisi, minacciando la loro stessa sopravvivenza, mentre alcuni sostenitori della Bemberg sono stati accusati direttamente di essere responsabili dei danni al lago.
Diversamente, il lavoro di Monti ha avuto un grande riconoscimento nel mondo scientifico, giustificato dai risultati dei suoi studi non solo in limnologia e pesca (come il suo importante lavoro sul Lago di Como), ma anche in altri campi come la fisiologia e la lotta agli insetti dannosi per l’agricoltura.
Rina Monti era molto rispettata a livello internazionale. La foto qui mostra il suo contributo al IV Convegno della Società Internazionale di Limnologia (S.I.L.) a Roma nel 1927, evidenziando il suo prestigio e il suo impatto nella comunità scientifica globale.
IV Congresso Società Internazionale di Limnologia - Roma 1927
Oltre ad essere una figura influente nel campo della limnologia, Monti ha anche formato diversi studiosi che hanno seguito le sue orme. Ha insegnato biologia e limnologia nelle università di Sassari, Pavia e Milano, collaborando con Edgardo Baldi e Livia Pirocchi, suoi assistenti a Milano. Alla sua morte nel 1936, Edgardo Baldi ha preso il suo posto all’Università di Milano, con Livia Pirocchi come assistente, continuando il suo importante lavoro scientifico.