In un capitolo del suo libro “Il lago d’Orta”, De Agostini racconta anche di flora e fauna del lago. Nel 1885, Edoardo Bonardi aveva pubblicato nel Bollettino scientifico dell’Università di Pavia un primo elenco delle specie di diatomee (alghe microscopiche con pareti cellulari di silice), indicando anche le specie più comuni. De Agostini riportò pure le informazioni sull’avifauna del lago, grazie alle osservazioni di G. Albertoletti di Orta.
Pietro Pavesi, invece, studiò la presenza e l’abbondanza di organismi zooplanctonici (animali microscopici del plancton) e la loro distribuzione a varie profondità nel lago. Albertoletti, citando Pavesi, fornì un elenco delle specie di pesci del lago: agoni, cavedani, lucci, alborelle; abbondanti anguille, tinche, scardole, e anche persico, bottatrice, barbo comune, vairone e lampreda, sebbene più scarsi.
De Agostini ricorda che nel lago d’Orta era assai frequente la trota, grazie alle operazioni di immissione effettuate da Pavesi e Bettoni a partire dal 1884.
In generale, l’Orta era un lago molto pescoso, e nonostante fosse più piccolo, il suo pescato superava quello del Lago Maggiore.
Nel giugno 1926, analisi chimiche del Politecnico di Zurigo confermarono un’ottima qualità delle acque del lago, caratterizzate da un pH neutro (pH = 7) e una bassa concentrazione di soluti. Oggi diremmo che l’Orta era un lago oligotrofo. La situazione del Lago d’Orta era dunque ottimale.
Informazioni dettagliate sulla fauna ittica sono riportate nella tesi di laurea di Livio Zacchera all’Università Bocconi di Milano, dedicata alla pescosità dei principali laghi italiani.Â
Il pescato del lago d’Orta prima delle alterazioni causate dall’inquinamento era quantificabile in (quintali all’anno):
- Trota: 120
- Agone: 135
- Persico: 130
- Anguilla: 125
- Tinca: 84
- Luccio: 55
- Pesci vari: 35
- Totale: 684
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